La bici batte il bus

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In Italia la bici batte il bus nelle scelte di mobilità. Un sorpasso degli ultimi mesi, causato dall’emergenza sanitaria che invoglia all’uso di mezzi di trasporto individuale.

E accanto l’onnipresente automobile (per molti ancora una necessità a causa delle distanze) appare adesso la bici, che sempre più sta abbandonando lo stretto recinto degli appassionati per divenire scelta primaria per tanti che l’ultima pedalata l’hanno fatta da bambini.

A certificare il balzo avanti è la BCG, multinazionale statunitense di consulenza strategica, con 90 uffici in 50 Paesi, oltre 18.000 dipendenti e un fatturato, nel 2018, che ha superato i 7,5 miliardi di dollari.

Insomma, non proprio dei dilettanti.

Secondo lo studio How Covid 19 will shape urban mobility, che ha coinvolto 5.000 abitanti delle principali città negli Stati Uniti, Cina ed Europa occidentale (Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito), il 37% degli italiani ha dichiarato di utilizzare molto meno di prima i mezzi pubblici, preferendo piuttosto la propria auto, la bici o le camminate.

Fin qui la cosa non sembra promettente.

Però la BCG è appunto azienda che si occupa di strategia, quindi guarda all’evoluzione nel medio-lungo periodo.

In Italia, la predizione, nei prossimi 12-18 mesi la bici sarà sempre più presente tra le scelte degli italiani. Non tanto da soppiantare l’auto (siamo secondi dopo la Cina a preferire l’automobile) ma comunque appare delinearsi un quadro per cui almeno il 25% di italiani in più userà una bici o la userà maggiormente. 

E in questo, una volta tanto, viaggiamo insieme alla Germania. 

E in fin dei conti anche con gli altri Paesi coinvolti nell’indagine, visto che la la percentuale di chi ha scelto di spostarsi in bici o a piedi è salita dal 21 al 59%. 

Almeno nelle intenzioni, poi il futuro ci dirà se BCG ci ha visto giusto.

In Usa le vendite di bici da marzo ad oggi sono raddoppiate, e parliamo di numeri importanti.

Quello che invece non accolgo come buona notizia, sempre raffrontando coi dati emersi dallo studio, è come l’Europa non abbia seguito il boom dei servizi di bike sharing esplosi in Cina e Usa.

L’unica certezza resta il declino del trasporto pubblico, non per inefficienza (non parliamo infatti solo dell’Italia…) quanto per la paura e le difficoltà nel mantenere il corretto distanziamento.

Secondo gli analisti BCG “I cambiamenti nel comportamento dei consumatori sono evidenti, rimane da capire se queste nuove abitudini siano destinate a rimanere e cosa significheranno per la domanda futura “.

Sempre secondo gli analisti, i cittadini tendono a restare fedeli al tipo di mobilità che usano più frequentemente nell’ultimo periodo.

Sommando le valutazioni, possiamo dire che chi in questi mesi ha scelto la bici (propria o bike sharing) tenderà a confermare il suo utilizzo, trasformandolo in abitudine consolidata. E sarebbe un bello scenario. 

Non è del tutto esclusa la rimonta del trasporto pubblico, almeno in quei Paesi in cui le varie aziende di trasporto riusciranno a garantire il cambio di passo del servizio. Più mezzi sulle strade, sanificazione, distanziamento personale facilmente realizzabile.

Ipotesi che BCG mette in campo e non per facile scappatoia nel caso il de profundis del trasporto pubblico risultasse una cantonata.

L’indagine riguarda tante Nazioni; e in molte di queste il trasporto pubblico è eccellenza. Se avessero guardato solo la Penisola penso avrebbero posato anche la pietra tombale…

Certo, qualcuno potrebbe pensare che bastava farsi un giro per le nostre grandi città e scoprire quante più bici ci sono in circolazione, senza andare a scomodare la multinazionale statunitense.

Ma non guardiamo sempre e solo il nostro orticello. L’Italia è uno dei Paesi coinvolti nello studio, non l’unico.

E’ in atto, già da prima della emergenza sanitaria che ha stravolto molte nostre abitudini, una mobilitazione globale sui temi ambientali. Per la prima volta la questione climatica è agenda di governo in moltissime Nazioni.

La bici nei Paesi ricchi non è più vista come svago (secondo il ciclo storico che in regime di povertà ci si sposta pedalando e appena arriva il benessere vince l’auto) ma concreta soluzione alla mobilità sostenibile.

Tradotto: noi che ci spostiamo pedalando non siamo più visti come sfigati; al massimo dei radical chic da una parte retrograda del nostro ceto politico.

Che però, tutto (il ceto politico) di solito non ci vede e basta, col rischio di perdere il treno di questa importante rivoluzione.

Non dimentichiamo che la UE ha inserito le bici (elettriche e muscolare) in un enorme piano di finanziamento infrastrutturale prima rivolto solo alle auto elettriche.

Ci sono le condizioni sociali favorevoli, i soldi pure, che aspettiamo? L’incentivo “bonus bici Godot”?

Buone pedalate

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